Perché "Man of Steel" non è il Superman che meritavamo,
ma quello di cui avevamo bisogno.
Nella sua produzione, quest’ultimo film si è totalmente distaccato dalle precedenti incarnazioni cinematografiche, cercando di trarre ispirazione dal Fumetto, con l’idea però di mostrarci protagonista e storia sotto un aspetto più "naturale"; che è diverso dal termine "realistico", utilizzato nel presentare il prodotto e nei più svariati commenti. Poteri sconfinati hanno, infatti, poco a che fare con la realtà, ma l'esistenza di vita aliena potrebbe avere molto a che fare con la natura dell'universo. Ecco perché più che "realistico", questo film è, a mio avviso, "naturalistico". E non solo nel presentare le origini del protagonista ed i suoi conseguenti poteri in terra, ma anche (e soprattutto) nel descrivere i suoi sentimenti personali e le relazioni con gli altri personaggi. Non è poi un classico film su Superman, ma si tratta di una sorta di reboot/prequel di quello che sarà un film su Superman...
Mi spiego meglio. E' stato intitolato "Man of Steel" perchè durante tutta la sua durata, non c'è traccia di Superman, ma "semplicemente" un personaggio che attraversa la sua genesi; ovvero l'essere più umano fra gli uomini ("Man) che si ergerà a salvatore del Mondo in quanto in possesso di poteri divini (of Steel"). I flashback sono sì pochi, frammentati, e montati magari anche in maniera non sempre adeguata, ma mi è piaciuto il loro essere diretti, essenziali, focalizzati al messaggio e ai sentimenti che volevano trasmettere. Bastano infatti quelle poche immagini, quelle poche parole a far comprendere tanto. Tutto questo, al di là di quello che si possa dire (e che è stato detto) sul livello dei dialoghi (che per altro, da quel che ho letto in giro, sono ripresi dal fumetto). I rapporti tra i personaggi poi, se da un lato possono, giustamente, essere considerati come resi in maniera poco coinvolgente su schermo, personalmente li ho trovati in linea con lo spirito del film, ovvero “naturalistici”, per questo all’apparenza poco teatrali e poco riusciti a livello cinematografico.
I riferimenti cristologici dovevano esserci. E’ il personaggio stesso ad essere nato e ad esser stato modellato per quello scopo, ovvero essere una rappresentazione fumettistica del Messia. Occhio però, i suoi creatori erano di origine ebrea, non cristiani; difatti Superman
appare solamente come Cristo (per essere fruibile alla maggior parte della gente), ma
opera come il Messia che attendono gli Ebrei, ovvero agisce (è una presenza attiva, non passiva) per la salvezza del Mondo. E’ fisicamente, non solo moralmente, un esempio da seguire per l’umanità. Portatore anche di messaggi e concetti che vanno al di là del credo religioso e che quindi possono benissimo essere apprezzati da molti, come da me, che sono ateo fino al midollo.
Accanto a questi elementi, c’è da considerare poi il fatto che la pellicola non nasceva con l’intenzione di ricalcare l’atmosfera della Trilogia di Nolan, tanto perché il Cavaliere Oscuro di Chris vive in un universo tutto suo, quanto per il fatto che l’Uomo d’Acciaio di Zack vive in un altro universo, all’interno del quale saranno presenti altri personaggi del nascente pantheon cinematografico DC Comics. L’impostazione data al film era tesa anche al raggiungimento di questo fine, ovvero creare le basi di un universo che andrà ad espandersi con le successive pellicole e che avesse una sua atmosfera, diversa tanto da quella Marvel, quanto da quella della Trilogia di Nolan. Un’operazione, a mio avviso, riuscitissima, in quanto il film ha una propria identità, una propria connotazione, distinta da tutto il resto e caratterizzata fortemente dalla presenza di Snyder, dietro la macchina da presa. La scelta del quale, da parte di Nolan, è la cosa più sensata nell’ottica della ragion d’essere della pellicola, in quanto un regista capace di creare un universo coeso e caratteristico, così come in grado di rendere al meglio la potenza di Superman su schermo.
Ma il film non vuole essere solo questo e cerca di spingersi ovviamente oltre il mero aspetto estetico, come dovrebbe fare qualunque trasposizione di un supereroe. Affronta quindi tematiche come il libero arbitrio, l’etica biologica e ambientale (Krypton è una società distopica, ispirata da una particolare versione delle origini di Superman e metafora della Terra che l’Uomo sta portando alla rovina), la discriminazione del diverso, la paura verso ciò che non si conosce, la forza e la speranza che derivano dalla fiducia e dall’esempio, e la scelta, intesa come possibilità di essere una forza per il Bene o per il Male, libera di forgiare il proprio destino. Tematiche a volte però solo accennate o affrontate in maniera poco approfondita, ma per me quanto basta per poterle apprezzare.
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica (e lo dico da spettatore che ha apprezzato "abbastanza" i precedenti lavori di Snyder) la regia mi ha totalmente spiazzato, nel bene e nel male. In alcuni punti disturbandomi (anche parecchio), come nei momenti in cui esagera con le riprese a mano per dar enfasi all’azione (nello specifico, nella prima parte su krypton e a più riprese durante tutta la visione) e per rendere il tutto come fosse un documentario (ancora una volta l’aspetto naturalistico), ma in molti, molti altri momenti sorprendendomi positivamente ed anche esaltandomi, perché realizza, in maniera pressoché perfetta, la rappresentazione fumettistica e fantascientifica del mondo cartaceo di Superman su schermo. Snyder lo fa estremizzando le azioni, materializzando i poteri in modo sorprendente e facendoci realmente percepire la potenza di Superman. Disegnando egli stesso gli storyboard, riesce a creare un’ambientazione fantascientifica unica, coerente e coesa nella sua identità, così come fisicamente convincente nel suo relazionarsi con la Terra. Nel senso che quel che accade, anche se grazie a CGI ed altri artifici, dal contatto, all’invasione, alla conseguente devastazione, è presentato nella maniera più naturale possibile, a differenza di tanti altri film di fantascienza nei quali appare innaturale tutto quello che sta accadendo attorno ai personaggi.
Snyder si diverte poi nel far dare battaglia ai suoi personaggi, esasperando i combattimenti, sfogando la sua natura nerd nel metterli in scena come fosse una puntata di Dragonball, ma così facendo non sbaglia. O meglio, anche se sbaglia nell’eccedere in alcuni momenti (ma la cosa può anche far piacere…), non sbaglia nel rappresentare gli scontri in quel modo. Tanto perché, nei fumetti, la natura degli scontri è quella e le forze in gioco nella messa in scena sono tali da contestualizzarli (sono due kryptoniani sulla Terra), quanto perché Goku, in Dragonball Z, non è altro che la versione nipponica di Superman. Non si condanni perciò il fatto che la storia somigli alla prima parte di Dragonball Z, poiché è l’esatto contrario e non poteva essere altrimenti narrando la genesi del personaggio.
Tutto questo potrebbe portare il film a piacere a molte più persone di quante ne stiano oggi tessendo le lodi, se non fosse che soffre di molti aspetti che non ne fanno un film solido, ma “solamente” un gran bel cinefumetto. Non è la carenza di tempo e spazio dedicati alla formazione del protagonista, quanto il fatto che tutto accada con una rapidità eccessiva, che non lascia il tempo di sentirsi vicini ai personaggi, complice un montaggio decisamente brusco che non dà fluidità al racconto e non dà il tempo di metabolizzare un’emozione che subito ne propone un’altra. Ed è un problema che si ripercuote anche sull’operato di Goyer. Poiché, di per sé, la storia non è brutta, è solamente troppo lineare e semplice, senza colpi di scena, rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere se Goyer fosse stato affiancato da qualcun altro. C’è la presenza (ovvia) di sbavature, cali di stile, piccoli errori, ecc… che sono comunque presenti nella stragrande maggioranza dei cinecomic. Ma sinceramente, non credo siano tanti (e tali) quanti ne vengono dichiarati qua e là nelle diverse recensioni. Anche perché, alcuni dei cosiddetti “buchi” rilevati dai più, non sono altro che fraintendimenti derivati dalla struttura frammentaria della pellicola, che rende ostico seguire la consequenzialità dei fatti e difficile l’interpretazione e la comprensione delle azioni intraprese dai personaggi (se avete dei dubbi in merito, proverò a dissiparveli, per quanto mi sarà possibile).
Snyder, al contrario, è la persona migliore all’interno del progetto: nonostante una regia "poco raffinata", a tratti disturbante, cerca in tutti i modi di impreziosire il suo film, sfruttando il potenziale del personaggio, tanto nei poteri, quanto nella sua carica simbolica e ideologica: sorprendendomi con il suo “rinnovarsi” nello spogliarsi dei rallenty, focalizzandosi sull’espressività del momento, del gesto, dell’immagine (il volo, il sogno, la conclusione del "duello" con la macchina terraformante, ecc..), materializzando una krypton e dei kryptoniani convincenti (tanto nel loro mondo quanto nell’interazione con il nostro) e divertendosi come un matto a scatenare la sua anima nerd nei minuti finali. Alcune particolari sequenze del film quindi rappresentano, per me, il suo miglior lavoro dietro la macchina da presa, a livello di coinvolgimento dello spettatore ed esaltazione del momento.
Il cast concorre in ampia misura alla resa di tutto quanto, ma, tra i tanti, credo sia d’obbligo una menzione d’onore per Michael Shannon: una grandissima caratterizzazione del villain, sminuita (e in parte snaturata) dal doppiaggio italiano.
Per concludere, abbiamo quindi un film non esente da difetti, palesati (come anche ingiustamente ingigantiti) da una struttura non del tutto (ad un primo approccio) facilmente fruibile. Cosa che porta anche a non far cogliere molti degli aspetti e dei temi affrontati, che non riescono a giungere facilmente al pubblico, come avrebbero voluto (e dovuto). Al tempo stesso abbiamo però una serie di elementi di rinnovo nella rappresentazione del supereroe su schermo, un’identità ben delineata del personaggio e dell’universo nel quale opera, un’impostazione visiva particolare data dal regista (che sarà da qui in poi parte integrante della messa in scena futura) fortemente caratterizzata dall’energia e dalla poetica che permeano alcune sequenze, in quantità tale da riuscire a compiere il necessario per la rinascita del personaggio: vale a dire ad esaltare un buon numero di amanti di Superman e del Cinema.
Tutto questo mi porta quindi a ringraziare Nolan, Goyer, Snyder, il Cast e tutto il resto della produzione per aver realizzato "Man of Steel": non il Superman che meritavamo, ma quello di cui avevamo bisogno!
P.S.
Perdonate la lunghezza e linciatemi pure se ho "rubato" troppo spazio
ma il fatto che ci fosse un unico utente/amministratore ad aver apprezzato il film all'interno del forum, mi ha spinto ad intervenire così, a nome di chi ha apprezzato tutto quel che si poteva apprezzare. Mi aspetto le reazioni più disparate, ma quella che più mi auguro è che ci si possa soffermare sui punti sui quali non siete d'accordo, per potervi rispondere con le motivazioni più dettagliate che mi hanno portato a considerarli in maniera diversa dalla vosta.
Perdonate un novizio e buon linciag... ehm... buona discussione!
Edited by §nake - 14/10/2015, 16:53