Il Cinema di Christopher Nolan, tematiche, estetica e poetica del regista

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THE MAN OF STEEL
view post Posted on 16/7/2011, 15:06     +1   -1




Avevo in mente che si potesse aprire un topic in cui si parlasse non dei film ma bensì del CINEMA di Christopher Nolan, in modo da sviscerare più a fondo le tematiche care al regista, la poetica che ricorre nella sua filmografia, lo stile che lo contraddistingue, le modalità della sua messa in scena e le caratteristiche dei suoi personaggi, oltre a fare una riflessione sul metacinema...
Avendo già sottomano qualcosa di corposo :B): direi di far partire il discorso con un breve saggio fatto da me stesso inerente al rapporto cinematografico tra finzione e realtà. Il mio scritto mette in relazione tre film diversi per stile e carattere ma simili nei temi affrontati: The Truman Show di Peter Weir, The Matrix dei fratelli Wachowski e Inception di Christopher Nolan.
Ehm... per ragioni didattiche quando l'ho scritto non potevo includere solo Nolan, ma ritengo che si possa considerare questo confronto con film estranei a Chris un aiuto per avviare meglio il discorso in modo da soffermarsi poi con più attenzione sul suo Cinema.

Spero vi piaccia :lol:


Realtà VS Finzione: confronto di film e dei loro personaggi

Che cos’è la finzione? Che cos’è il sogno? Nella storia del cinema diversi registi si sono posti interrogativi simili e, indagando su argomenti di questo genere, hanno prodotto delle pellicole cinematografiche che cercano di dare ad essi una risposta che rappresenti un punto di incontro e riflessione.
Soffermandosi in particolare su tre famosi film degli ultimi 15 anni si può notare come sogno e finzione, due dimensioni che nella loro rappresentazione non rispecchiano la realtà dei fatti oggettivi, hanno punti in comune. La cosa più evidente che accomuna The Truman Show di Peter Weir e Matrix dei fratelli Wachowsky è il metalinguaggio poiché i film, che già in sé sono finzione, pongono in primo piano un’ulteriore livello di finzione. Allo stesso modo di Truman Burbank, tranquillo impiegato che vive in un’illusione per oltre 10000 giorni della sua vita dopo la nascita, anche Thomas Anderson, nome da schiavo dell’introverso hacker Neo, è costretto a passare la sua esistenza in una prigione inesistente per la sua mente. Set cinematografico e realtà simulata sono rispettivamente un’illusione, in quanto l’oggetto percepito dai sensi esiste concretamente, e sogno onirico, dal momento che la realtà virtuale che viene colta dal soggetto non è altro che un insieme di segnali elettrici interpretati dal cervello.
I protagonisti dei due film prima di essere liberati sono schiavi inconsapevoli: il regista del reality show di Truman ha scelto una vita tranquilla per il suo personaggio, mentre le macchine hanno imposto il loro dominio sulla civiltà dell’uomo traendo energia dagli esseri umani per sopravvivere. Entrambi non hanno avuto la possibilità di scegliere del proprio destino a causa del tornaconto di qualcun altro.
Interessante aneddoto è la condizione opposta di Jim Carrey e Truman Burbank: l’attore che recita il film è consapevole della finzione del prodotto a cui prende parte, invece l’attore che assume il ruolo di protagonista del reality è inconsapevole del fatto che esso sia una montatura preimpostata. La finzione filmica, essendo un’interpretazione consapevole, è un processo meno genuino rispetto all’inconsapevolezza della realtà simulata, tuttavia essa permette il raggiungimento di una realizzazione artistica attraverso il procedimento dell’immedesimazione, ovvero qualcosa che sia in grado di rappresentare più o meno fedelmente quello che accade nella vita reale. Infatti, sia Matrix che The Truman Show, denunciano il controllo sulla vita dell’essere umano, un atto che nasce dalla costrizione, e da ciò si può dedurre che il cinema sia l’unico mezzo efficace in grado di mostrare l’interpretazione della finzione, senza costringere nessuno.
Il tutto diventa un prodotto a tre livelli se si pensa che la realtà non è altro che la rappresentazione di elementi di oggettività come le cose statiche e la materia, quindi l’uomo coglie l’immagine di un’immagine, che su schermo diventa come un sogno a molteplici livelli.
Il tema del sogno nel sogno è trattato nell’esplicativo Inception di Christopher Nolan, un film in cui si snodano rappresentazioni di mondo reale e mondo onirico su più livelli interni alla narrazione, i quali non sono altro che un’allegoria del processo di fare cinema che include interpretazioni di ordine visivo/artistico della pellicola, a partire dalla visione che il regista ha del suo film. La vicenda narrata in Inception è ambientata nel mondo dei sogni, dove un “dream team” capitanato dall’estrattore Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) deve eseguire l’innesto di un’idea nel subconscio di un potente uomo d’affari; la stessa idea può essere vista come quella del film in sé: cinematograficamente parlando, il regista deve innestare la sua idea nella mente dello spettatore. La sala buia del cinema è il subconscio e sullo schermo viene proiettato il sogno.
Il cinema è come una fabbrica di sogni e Nolan è come l’estrattore che ha un’idea da innestare nello spettatore, trasforma l’idea in un film come se fosse un sogno attraverso il quale può comunicare con il pubblico e Inception rappresenta il sogno stesso di fare il cinema.
La principale differenza tra film e sogno è che il primo è un’esperienza che può essere condivisa mentre il secondo è qualcosa che coinvolge la mente nella sua individualità. Inception decostruisce questo archetipo e basa la sua struttura narrativa sul sogno come uno stato onirico condivisibile. Per quanto riguarda la differenza tra realtà e sogno, mentre la prima esperienza si ottiene mediante l’uso dei 5 sensi, la seconda viene raggiunta tramite l’immaginazione del soggetto. Tuttavia in Inception si può cogliere un parallelismo tra verità e menzogna che contribuisce a rendere ancora più labile il confine tra realtà e sogno: allo stesso modo di come la formulazione di una menzogna nella realtà può modificare la percezione della realtà stessa, lo svelamento della verità nel sogno, il quale di principio è finzione della mente, cambia la percezione del sogno stesso.
Ad esempio il totem di Dom Cobb, effetto personale del soggetto che gli fa capire di essere cosciente, è una trottola che nel sogno non smette mai di girare mentre nella realtà finisce per cadere; egli la usa nel sogno che condivide con sua moglie Mal per trasmetterle una certezza: la dimensione in cui vivono non è la realtà. La staticità della trottola, che nel mondo reale non sarebbe veritiera, nel sogno diventa portatrice dell’unica verità, e cioè che il mondo in cui ci si trova non è reale.
Raggiunta la consapevolezza del proprio stato, avviene una derealizzazione del sognatore che è portato a suicidarsi per ritornare nella realtà. Nel caso della moglie di Cobb la derealizzazione, innestata come idea fissa, si trascina nel mondo reale sotto forma di delirio o falsa convinzione conducendo la donna al reale suicidio.
Con la derealizzazione il soggetto diventa conscio del fatto che tutto quello che prima riteneva fosse reale in verità è finzione. Spesso è una fase critica e il soggetto tende a respingere la realtà come se fosse una menzogna. Questo è il caso di Neo che, nel momento in cui Morpheus lo informa della finzione che si cela dietro il mondo del XX secolo, ha un collasso emotivo che si manifesta in una sensazione di nausea e svenimento. Truman invece, nonostante sia lui stesso l’artefice della sua disillusione, prova un grande stupore nel momento della derealizzazione, cioè quando con la sua barca sfonda la parete di cartongesso su cui è dipinto il cielo.
Il subconscio è collocato nei più profondi e inesplorati meandri della mente umana, il mondo dei sogni quindi segue regole meno rigide rispetto a quelle del set di un Reality Show che dopotutto è una realtà concreta, questo perchè si presenta come un pensiero onirico astratto senza fisicità. Matrix consiste in un mondo che, nonostante abbia caratteristiche in comune col sogno, resta comunque una realtà virtuale meticolosamente programmata dalle macchine in modo da evitare paradossi, facilmente riscontrabili nel mondo onirico.
Cobb infatti riversa parte del proprio subconscio nel sogno condiviso e non è in grado di controllarlo, infatti è costantemente perseguitato dalla proiezione della moglie defunta e dalla visione dei suoi figli sotto forma di allucinosi, tormenti che sono il simbolo del suo senso di colpa per la morte di Mal e del rimpianto per non aver rivisto in volto i suoi bambini prima di fuggire dagli USA.
Ma dopotutto è proprio per questo che il sogno viene raccontato al cinema: per mostrare storie incredibili di traumi familiari, amori perduti, vicende sentimentali e viaggi indimenticabili.



FILMOGRAFIA: The Truman Show (1998), Matrix (1999), Inception (2010)


Edited by MAN of STEEL - 17/12/2013, 14:29
 
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view post Posted on 16/7/2011, 16:12     +1   -1

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Mi è piaciuto molto questo saggio: è molto interessante l'accostamento di questi 3 film. Comunque ancora non si è capito se la trottola sia il vero totem di Cobb: una teoria vuole sia l'anello del matrimonio... Questo è solo per la cronaca, non inficia assolutamente la qualità delle tue riflessioni, peraltro scritte in maniera eccellente (complimenti!): sono d'accordo con te sul metacinema e su come Nolan lo sfrutti. D'altra parte Inception non è il primo esempio: se pensi a The Prestige, Nolan invece di essere un estrattore che ti vuole innestare un'idea nello spettatore (ti sto citando :)), è un illusionista che vuole compiere un numero di magia ingannando lo spettatore. Questo aspetto della poetica nolaniana viene resa IMHO in maniera superba dai diversi livelli di narrazione che ci sono nei film: se pesni anche a Doodlebug, l'idea di un film nel film, di un sogno dentro un sogno, ecc. insomma il loop della narrazione è basilare nel fare cinema di Chris.
 
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view post Posted on 16/7/2011, 16:27     +1   -1
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Esatto, decisamente basilare nella sua concezione di cinema, difatti è pregnante in quasi tutte le sue storie.
In The Prestige la metanarrazione è rappresentata da entrambi i protagonisti: in Nolan convivono insieme le personalità di Borden e Angier, perchè da una parte è un autore che non scende a compromessi e vuole che la sua arte sia "vera", pura, che sia portata al pubblico senza filtri o apparenze, dall'altra però è l'uomo di spettacolo, che vuole vedere i volti scioccati e impressionati del pubblico, che vuole costruire uno show pirotecnico che tenga in tensione lo spettatore fino al gran finale...
Grandissima metafora; inoltre come proposto dal critico De Simone, ci sarebbe molto di Nolan anche nel personaggio di Tesla, l'uomo che porta l'elettricità, che anticipa i tempi...

Comunque bellissimo saggio Man, ancora non l'ho letto tutto che tra poco mi tocca studiare, ma si vede che hai fatto un ottimo studio delle tematiche e hai argomentato molto bene ;)

Edited by MAN of STEEL - 21/4/2013, 18:58
 
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view post Posted on 16/7/2011, 16:56     +1   -1




Grazie, grazie, troppo buoni :D
Argomentazioni e dibattiti non mancheranno perchè sappiamo tutti che c'è molto da dire, largo spazio anche a pensieri personali e proprie interpretazioni! ;) Ce n'è per tutti!

Edited by THE MAN OF STEEL - 16/7/2011, 18:20
 
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view post Posted on 16/7/2011, 20:06     +1   -1
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bellissimo polpettone MAN !

Complimenti. concordo con ogni pensiero che hai espresso. mi è piaciuto molto riscoprire i meccanismi e le similitudini che Nolan, Peter e i Wachowski, hanno creato nei loro film. enjoy !
 
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view post Posted on 17/7/2011, 21:47     +1   -1

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Devo dire la verità, nonostante abbia visto tutti i film di Nolan (alcuni diverse volte) non avevo mai pensato a questo fattore di meta-linguismo cinematografico che, dopo aver letto il tuo ottimo saggio, mi sembra spaventosamente ovvio. Tra tutte le frasi quella che mi ha colpito di più è questa.
CITAZIONE
Il cinema è come una fabbrica di sogni e Nolan è come l’estrattore che ha un’idea da innestare nello spettatore, trasforma l’idea in un film come se fosse un sogno attraverso il quale può comunicare con il pubblico e Inception rappresenta il sogno stesso di fare il cinema.

Inoltre mi trovo assolutamente d'accordo sulla spiegazione di $lask del rapporto tra i protagonisti di The Prestige e lo stesso Nolan.
 
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THE MAN OF STEEL
view post Posted on 17/7/2011, 22:11     +1   -1




Grazie mille, mi sono documentato e ho trovato tutte le analogie che potevo ma di certo si può scrivere ben altro sull'argomento e anche sul cinema di Nolan più nello specifico! ;) D'accordo anch'io con Slask, difatti Nolan ci mette sempre e ripeto SEMPRE del suo nei film che fa, aspetti del suo carattere e della sua interiorità sempre interessantissimi da scoprire.
 
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view post Posted on 18/7/2011, 10:10     +1   -1
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Partiamo dai complimenti per il lavoro che hai svolto. Non deve essere stato facile trattare film si questo livello.
In secondo luogo, ho notato che tu hai una diversa interpretazione di Inception rispetto alla mia...
CITAZIONE
"Raggiunta la consapevolezza del proprio stato, avviene una derealizzazione del sognatore che è portato a suicidarsi per ritornare nella realtà. Nel caso della moglie di Cobb la derealizzazione, innestata come idea fissa, si trascina nel mondo reale sotto forma di delirio o falsa convinzione conducendo la donna al reale suicidio."

Secondo una mia idea, che condivido con il mio ragazzo, la moglie di Cobb non è realmente morta, si è suicidata nell'ultimo livello del sogno, quello subito prima della vita reale, che a Cobb pareva la realtà, lasciando dormire il marito e tornando a vivere.
Quindi secondo me è Cobb che è rimasto "fregato" dalla mancata derealizzazione. Secondo me alla fine del film, quella trottola non cadrà mai, anche se il regista ha tagliato la scena ad hod (ho ancora la pelle d'oca ripensando a quiella scena..)
Ma ovviamente è un mia libera interpretazione, a cui Nolan ha accuratamente lasciato spazio.


CITAZIONE ($lask @ 16/7/2011, 17:27) 
In The Prestige la metanarrazione è rappresentata da entrambi i protagonisti: in Nolan convivono insieme le personalità di Borden e Angier, perchè da una parte è un autore che non scende a compromessi e vuole che la sua arte sia "vera", pura, che sia portata al pubblico senza filtri o apparenze, dall'altra però è l'uomo di spettacolo, che vuole vedere i volti scioccati e impressionati del pubblico, che vuole costruire uno show pirotecnico che tenga in tensione lo spettatore fino al gran finale...
Grandissima metafora; inoltre come proposto dal critico De Simone, ci sarebbe molto di Nolan anche nel personaggio di Tesla, l'uomo che porta l'elettricità, che anticipa i tempi...

E c'è riuscito! Almeno per quanto riguarda me. Grande film The prestige, non avevo mai pensato ad una metafora complessa del genere, ma noto che corrisponde in gran parte. A mio avviso regge maggiormente rispetto a quella di Inception (senza offesa ovviamente :) ).

Vedo che qui si discute di cose di un certo livello...questo forum non smette mai di stupirmi in positivo!
 
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view post Posted on 18/7/2011, 10:28     +1   -1




Grazie, ovviamente per tali considerazioni mi sono attenuto alla linea di pensiero a cui do più credito, ovvero quella che divide il film tra realtà e sogno esattamente come sembra che siano. Comunque io voglio essere dalla mentalità aperta, preferisco non avere una mia interpretazione su Inception e il suo finale, mi piace avvalermi del beneficio del dubbio ;) che sia realtà o che sia sogno non mi interessa, l'importante è goderselo...dopotutto non è questo il messaggio finale di Nolan? :unsisi.gif:
 
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view post Posted on 24/7/2011, 12:12     +1   -1
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forse l'avrò già detto altrove, ma un altro significato bellissimo del film (inception) è che a Cobb alla fine non importa più se sta vivendo nella realtà o in un sogno, se è riuscito a fuggire dal limbo o se si è perduto nei suoi meandri..
..a Cobb interessa aver ritrovato la sua pace interiore, poter guardare il viso dei figli, sapendo di essersi lasciato i suoi demoni alle spalle.
 
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THE MAN OF STEEL
view post Posted on 24/7/2011, 13:25     +1   -1




Esattamente. Il vero scopo di Cobb non è quello di tornare a casa con la fedina penale in regola ma riabbracciare i figli dopo aver perdonato sè stesso. Non importa se nel finale si tratta di realtà o sogno, ciò che conta veramente è che lui abbia lasciato andare il ricordo di sua moglie, questo vale per Cobb e così dovrebbe valere anche per lo spettatore. Lui è convinto di essere tornato alla realtà e gira la trottola distrattamente per provarlo ma nel momento in cui vede James e Philippa corre da loro senza controllare il totem, e solo al pubblico viene concesso di guardarlo.
L'inquadratura finale serve per seminare il dubbio e far riflettere chi guarda il film, giusto? Bè io invece penso che la sua funzione sia quella di creare un contrasto tra le parti: realtà/sogno simboleggiato dalla trottola che gira e valore della famiglia simboleggiato dai figli. Dunque alla fine non conta se è mondo reale o mondo del sogno perchè la felicità e il raggiungimento di un nobile scopo non sono legati nè ad una dimensione nè all'altra.
Viene mostrata la trottola in movimento sul tavolo con Cobb che abbraccia i bambini sullo sfondo, per poi concentrarsi sulla prima, in questo modo Nolan parla allo spettatore chiedendo: è davvero importante sapere in che mondo ti trovi? Lui preferisce andare dai figli perchè è pronto per vederli. E' questo il significato secondo me, non bisogna riflettere sul labile confine tra sogno e realtà ma arrivare a comprendere che i propri valori superano qualsiasi dimensione. Infatti il vero fulcro è il taglio di montaggio: la trottola sta per cadere o continua a girare? Non siamo tenuti a saperlo perchè non serve saperlo.

Edited by MAN of STEEL - 27/7/2012, 19:27
 
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view post Posted on 24/7/2011, 13:32     +1   -1
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non avrei saputo dirlo meglio... :)

d'altronde lo stesso Nolan disse che c'era una componente romantica forte (per il suo standard) in questo film, precisando che è un sintomo che sta invecchiando xD
 
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view post Posted on 24/7/2011, 15:40     +1   -1
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CITAZIONE ($lask @ 24/7/2011, 13:12)
forse l'avrò già detto altrove, ma un altro significato bellissimo del film (inception) è che a Cobb alla fine non importa più se sta vivendo nella realtà o in un sogno, se è riuscito a fuggire dal limbo o se si è perduto nei suoi meandri..
..a Cobb interessa aver ritrovato la sua pace interiore, poter guardare il viso dei figli, sapendo di essersi lasciato i suoi demoni alle spalle.

Bellissima interpretazione, davvero la migliore che abbia ma letto!
CITAZIONE (THE MAN OF STEEL @ 24/7/2011, 14:25) 
Lo scopo di Cobb è quello di tornare dai suoi bambini. Non importa se nel finale si tratta di realtà o sogno perchè lui è a casa, questo vale per lui e dovrebbe valere anche per lo spettatore. Lui è convinto di essere tornato alla realtà e gira la trottola distrattamente per provarlo ma nel momento in cui vede James e Philippa corre da loro senza controllare il totem, e solo al pubblico viene concesso di guardarlo.
L'inquadratura finale serve per seminare il dubbio e far riflettere chi guarda il film, giusto?
Bè io invece pernso che la sua funzione sia quella di creare un contrasto tra le parti: realtà/sogno simboleggiato dalla trottola che gira e valore della famiglia simboleggiato dai figli. Dunque alla fine non conta se è mondo reale o mondo del sogno perchè la felicità e il raggiungimento di un nobile scopo non sono legati nè ad una dimensione nè all'altra.
Il quadro mostra la trottola in movimento sul tavolo con Cobb che abbraccia i bambini sullo sfondo, per poi concentrarsi sulla prima, in questo modo Nolan parla allo spettatore chiedendo: è davvero importante sapere in che mondo ti trovi? Lui preferisce andare dai figli, tu cosa ne pensi? E' questo il significato secondo me, non bisogna riflettere sul labile confine tra sogno e realtà ma arrivare a comprendere che i propri valori superano qualsiasi dimensione. Infatti il vero fulcro è il taglio di montaggio: una trottola che sta per cadere o che continua a girare? Non siamo tenuti a saperlo perchè non serve saperlo.

Anche questo è un intervento molto interessante...
 
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view post Posted on 30/7/2011, 18:34     +1   -1
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un altro tema portante della poetica di Nolan è quello del doppio. Molti dei suoi film sono incentrati su due personalità principali, spesso in conflitto, ma che non riescono a fare a meno di ritrovarsi, magari in punti cruciali della loro esistenza, e interagire portando avanti la trama.
Il primo esempio lo si ha con Following: nel lungometraggio d'esordio Bill entra in contatto con Cobb, che è esattamente il suo opposto, e la cui presenza destabilizzerà la sua vita fino a drammatiche conseguenze.
Con Memento il tema viene in parte ripreso ponendo l'accento sulla contrapposizione Leonard Shelby/Sammy Jankis, su cui Nolan gioca molto e che mette in dubbio le nostre certezze sulla reale identità del protagonista.

In Insomnia abbiamo il bellissimo connubio tra un Al Pacino al limite della legalità, e un Robbie Williams ambiguo e ispiratissimo, che trascina l'avversario/complice in un vortice di inganni per mettere alla prova la sua moralità. Avevo già analizzato il rapporto che si crea tra i 2 nell'apposita sezione, comunque secondo me è stata una dinamica veramente interessante, e un ruolo fondamentale è stato giocato dai due mostri sacri che interpretavano i personaggi.

In Batman Begins Nolan trova pane per i suoi denti, e trova in Christian Bale il Bruce Wayne perfetto (nelle interviste ha sempre ribadito che il "gracilino" Bale reduce da The Machinist lo ha sbalordito più di tutti ai provini proprio perchè era l'unico che riuscisse a essere perfettamente sia Bruce Wayne che Batman. Nel film questa doppia identità viene brillantemente messa in scena dalle doti di Bale e dalla trama scritta in coppia con Goyer, che tira fuori il meglio della mitologia dell'uomo pipistrello, rappresentando il binomio Bruce/Batman nella sua forma più pura.

In The Prestige, questo argomento raggiunge l'apice, con la rivalità tra i due illusionisti, complementari l'uno all'altro, ma distanti nella linea di pensiero. Amici e colleghi all'inizio, ma poi separeranno le loro strade fino a interferire ognuno con la vita dell'altro, con metodi anche estremi. Ognuno di essi rappresenta un'ambizione, una spinta verso un ideale, ma scavando ancora più a fondo rappresentano la tensione di Chris Nolan verso il raggiungimento della perfezione, il talento puro e l'arte dello spettacolo, entrambe caratteristiche cui il regista aspira.

In The Dark Knight la rappresentazione del doppio, e più particolarmente della nemesi, raggiunge il suo ultimo stadio, con la narrazione dello scontro tra Batman e Joker, il suo arcinemico giurato. Ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere questa dinamica di coppia, e anche per analizzare il meraviglioso affresco che il regista ne ha tirato fuori, pertanto concludo qui la mia disamina, anche perchè tutti quanti abbiamo ben impresso ormai questo affascinante racconto cinematografico.
 
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view post Posted on 30/7/2011, 18:48     +1   -1

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Bel post, Slask!!
 
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